giovedì 22 novembre 2007

Nikola Tesla e il raggio della morte

Nel 1899, il fisico di origine Serba, Nikola Tesla, naturalizzato Statunitense nel 1891, costruì nei pressi di Colorado Springs (USA), un'antenna record per l'epoca: alta 60 m e sormontata da un emisfero metallico. Doveva servire ad inviare onde elettriche, sottoforma di implusi a cadenza costante in un qualsiasi punto del pianeta.

L'esperimento, in parte, riuscì, a detta di molti testimoni che videro numerose lampadine accendersi a 40 Km di distanza per effetto del segnale partito dalla torre di Tesla.

Un secondo tentativo ebbe effetti più spettacolari: gli abitanti della zona, infatti, vedevano scintille partire dalla suola delle proprie scarpe, verso il terreno.

Nel 1886 Tesla fondò una propria società, la Tesla Electric Light & Manufacturing. I primi finanziatori non erano d'accordo con Tesla sui suoi progetti per il motore a corrente alternata e alla fine gli tolsero il controllo della società.
Tesla lavorò quindi a New York come operaio generico dal 1886 al 1887 per guadagnarsi da vivere e mettere da parte risorse per i suoi progetti futuri.

Nel 1887 costruì il primo motore a induzione a corrente alternata senza attrito, di cui fece dimostrazione presso l'American Institute of Electrical Engineers (attualmente IEEE) nel 1888. Nello stesso anno, sviluppò i principi della sua bobina di Tesla e iniziò a lavorare con George Westinghouse nei laboratori di Pittsburgh della Westinghouse Electric & Manufacturing Company.
Westinghouse ascoltò le sue idee per i sistemi polifase che avrebbero permesso la trasmissione di elettricità a corrente alternata lungo grandi distanze.


Sempre nel 1891 Tesla creò un laboratorio nella Fifth Avenue a Manhattan, a New York. In seguito Tesla stabilì un altro laboratorio in Houston Street, sempre a New York. Riuscì ad accendere, a distanza e senza fili, dei tubi a vuoto in entrambi i suoi laboratori, fornendo la prova delle potenzialità della trasmissione senza fili di potenza.


Nikola Tesla e Thomas A. Edison divennero avversari, in parte a causa della promozione da parte di Edison della corrente continua (DC) per la distribuzione dell'energia elettrica contro la più efficiente corrente alternata tanto voluta da Tesla e Westinghouse. Finché Tesla non inventò il motore a induzione, i vantaggi della corrente alternata per la trasmissione di alte tensioni sulle lunghe distanze furono controbilanciati dall'inabilità di utilizzare dei motori su di essa.

Depositò il primo brevetto di base della radio, brevetto che fu poi riassegnato a Guglielmo Marconi nel 1904.

Tesla sostenne la possibilità di ottenere energia solo con un conduttore elettrico connesso al terreno ed un trasformatore. Se il campo eletromagnetico fossestato concentrato in un punto si sarebbe però originato un "raggio della morte" con effetti devastanti.

Nel 1900, con 150.000 $ (il 51% provenienti da J. Pierpont Morgan azionista della General Electric), Tesla iniziò a progettare la struttura chiamata "Wardenclyffe Tower".
Nel giugno del 1902, le operazioni nel suo laboratorio furono spostate da Houston Street a Wardenclyffe. Alla fine la torre fu smantellata come un rottame durante la prima guerra mondiale.
I giornali del tempo etichettarono Wardenclyffe come la "follia di Tesla da un milione di dollari".

Dal momento che il Premio Nobel per la fisica fu consegnato a Marconi per la radio nel 1909, Thomas Edison e Tesla furono menzionati da un dispaccio di agenzia come potenziali candidati per condividere il Premio Nobel del 1915, giungendo a uno dei tanti incidenti "diplomatici" del Premio Nobel.

A causa dell'animosità reciproca tra i due, non fu assegnato loro il premio, nonostante gli enormi contributi scientifici, e che entrambi cercavano di minimizzare i successi dell'altro solamente per aggiudicarsi il titolo.
I due scienziati rifiutarono in ogni caso di ricevere il riconoscimento se il collega l'avesse ricevuto per primo e, comunque, nessuno dei due prese in considerazione l'opportunità di condividerlo.

Dopo le polemiche, né Tesla né Edison vinsero il Nobel.
Negli anni precedenti, solo Tesla sembrava essere stato candidato per il Premio Nobel del 1912, principalmente per i suoi esperimenti sulla messa a punto di circuiti che utilizzavano trasformatori a risonanza ad alta tensione e alta frequenza.

Nel 1915, parallelamente, Tesla intentò una causa contro Marconi tentando, senza successo, di ottenere un processo contro i diritti dell'inventore italiano. Intorno al 1916 Tesla andò in bancarotta, a causa dei suoi debiti arretrati con il fisco; viveva ormai in povertà.

Negli anni successivi, lo scienziato iniziò a mostrare evidenti sintomi di disturbo ossessivo-compulsivo; divenne ossessionato dal numero tre: sovente si sentiva costretto a girare attorno ad un palazzo tre volte prima di entrarvi, oppure voleva una pila di tre tovaglioli ben piegati intorno al suo piatto ad ogni pasto, o altro ancora. La natura dei suoi disturbi era poco conosciuta a quel tempo e non erano disponibili terapie efficaci, perciò i sintomi vennero considerati come prova di una parziale infermità mentale, danneggiando senza dubbio ciò che era rimasto della sua reputazione.

Mi sembra chiaro che siamo noi ad essere in debito con questo grande scenziato per i suoi contributi nel campo della generazione di energia elettrica e non solo.

Ma torniamo un attimo indietro negli anni e parliamo ancora del cosiddetto "Raggio della Morte": Harry Grindell Matthews, un eccentrico sperimentatore inglese, è stato il primo a comunicare la notizia al mondo. Nel 1924 egli dichiarò alla stampa di aver inventato un singolare raggio che riusciva a bloccare i motori in movimento. Aveva messo in pratica un congegno che probabilmente si basava sull’idea di Tesla di teletrasportare energia elettrica, attraverso un principio di fisica completamente nuovo. Era chiaro che un simile apparato sarebbe stato in grado di produrre effetti nocivi assai elevati.

La scoperta di Grindell Matthews fu mostrata in pubblico. Produceva un raggio invisibile che, oltre alla proprietà di arrestare i motori a scoppio, poteva far esplodere a distanza delle polveri, far saltare in aria le cartucce, portare all’incandescenza il filamento di una lampadina elettrica senza che in essa circolasse altra corrente, uccidere insetti o piccoli animali che rimanevano stecchiti dopo pochi secondi d’esposizione.

Matthews chiedeva addirittura ad uno spettatore di mettere in moto un motociclo a diversi metri da lui, puntava il suo strumento verso il motore ed immediatamente s’arrestava. Inoltre se la moto stava sul cavalletto, allontanando la direzione del raggio, questa riprendeva regolarmente a funzionare.

Era logico pensare che con armi di questo tipo, le guerre dovessero essere svolte molto diversamente. Per la verità non ce ne sarebbero più state poiché la nazione che avesse avuto un simile armamento, avrebbe vinto qualsiasi battaglia sul nascere.

Purtroppo la portata ridotta della macchina di Matthews, soli 18 metri, ne decretò l'insuccesso. I militari che dapprima si erano interessati, ora avevano fatto decadere tutto il loro interesse.

Un altro grande personaggio che arrivò a costruire un sistema capace di generare il famigerato "raggio della morte" fu l’italiano Guglielmo Marconi, la cui figura è stata ripetutamente al centro di discussioni e critiche.

Il "raggio della morte" è stato una cosa seria che è passato alla leggenda, anche se avvolto da forti dubbi ancora oggi non chiariti. Una fonte autorevole d’informazione però è esistita, della quale rimane un’autobiografia. Si tratta di Rachele Mussolini, la moglie del Duce, che nel suo libro "Mussolini Privato" descrive un importante esperimento condotto verso la fine del mese di Giugno 1936 sulla strada che da Roma conduceva ad Ostia.
Quel giorno, a pranzo, avevo detto a Benito che nel pomeriggio mi sarei recata ad Ostia per controllare dei lavori che stavano facendo in una piccola proprietà agricola. Mio marito aveva sorriso e mi aveva risposto: "Trovati sull’autostrada Roma-Ostia fra le tre e le tre e mezza. Vedrai qualcosa che ti sorprenderà...". Verso le tre, dunque, lasciai Villa Torlonia, per recarmi in automobile ad Ostia, come previsto. Ero sola con l’autista, un poliziotto in borghese dei servizi di sicurezza. Durante la prima parte del percorso, tutto andò bene. Sull’autostrada, benché fosse in funzione già da parecchi anni (dal 1929 o dal 1930, credo), non c’era molto traffico: in quel periodo non tutti potevano permettersi un’automobile. Eravamo a circa metà strada, quando il motore si fermò. L’autista scese brontolando, e infilò la testa nel cofano della macchina. Frugò, avvitò, svitò, riavvitò, soffiò dentro certi tubi: niente da fare. Il motore non voleva ripartire. Un’altra automobile, che marciava nella nostra stessa direzione, si fermò poco più avanti. Il conducente scese e andò anche lui a mettere il naso nel motore. Poi, come succede dappertutto in casi simili, si mise a discutere col suo compagno di sventura, cioè col mio autista. Qualche centinaio di metri più avanti, ma nel senso contrario, altre automobili si erano fermate, e anche delle motociclette. Ero sempre più incuriosita e ripensai a quello che mi aveva detto mio marito a pranzo. Guardai l’orologio: erano le tre e dieci. A dir la verità, non ci capivo niente, ma una cosa era certa: attorno a noi, in entrambi i sensi dell’autostrada Roma-Ostia, per alcune centinaia di metri, tutto ciò che funzionava a motore era in panne. Ci potevano essere una trentina di veicoli, di tutti i tipi: non uno che funzionasse. Chiamai l’autista e gli dissi: "Aspettiamo fino alle tre e mezza. Se l’auto non vorrà ripartire, chiameremo un meccanico". "Ma, Eccellenza, sono solo le tre e un quarto! Perché dobbiamo aspettare fino alle tre e mezza, se riesco a trovare prima il guasto?". "Certo... certo". Alle tre e trentacinque gli chiesi di riprovare. Beninteso, il motore ripartì al primo colpo. Gli altri conducenti che si trovavano vicini a noi, vedendo la nostra automobile ripartire, fecero la stessa cosa: tutto funzionava come se niente fosse accaduto...
Lo stesso Duce del resto lo confermerà il 20 Marzo 1945 al giornalista Ivanoe Fossati, che lo intervistò nell’isoletta di Trimellone, sul lago di Garda, di fronte a Gargnano: "È vero, sulla strada di Ostia, ad Acilia, Marconi ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette, dei camion. L’esperimento fu ripetuto sulla strada di Anzio. Ad Orbetello, apparecchi radiocomandati furono incendiati ad oltre duemila metri d’altezza. Marconi aveva scoperto il raggio della morte. Sennonché egli, che negli ultimi tempi era diventato religiosissimo, ebbe uno scrupolo di carattere umanitario e chiese consiglio al Papa, e il Papa lo sconsigliò di rivelare una scoperta così micidiale.

Certe domande comunque restano senza risposta:
  • Questi uomini, avevano davvero scoperto qualcosa che poteva cambiare il corso della storia oppure no?
  • Il caso, o una loro decisione ha voluto che nessuno sapesse più nulla su certe straordinarie intuizioni o scoperte scientifiche?
  • Forse hanno capito che non eravamo pronti?...

1 commento:

Alessandro Orrù ha detto...

Grazie dei complimenti su questo articolo....Per quanto riguarda CresceNet, non sono favorevole a inserire link che indirizzano verso siti che promettono soldi facili con connessioni dial-up. Mi dispiace.

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