martedì 17 giugno 2008

Ambrogio Fogar: il coraggio di non arrendersi mai.

Ambrogio Fogar (Milano, 14 agosto 1941 – Milano, 24 agosto 2005) è stato un navigatore, scrittore, esploratore e conduttore televisivo italiano.

Una passione, fin da giovane, per la natura e l'avventura. Attraversò le Alpi sugli sci per ben 2 volte, fece innumerevoli lanci con il paracadute, ottenne il brevetto di pilota per piccoli aerei acrobatici.

Nel 1972 attraversa in solitario l'Atlantico del Nord per buona parte senza l'uso del timone. Nel gennaio 1973 partecipa alla regata Città del Capo - Rio de Janeiro.
Dal 1 novembre 1973 fino al 7 dicembre 1974 compie il giro del mondo in barca a vela in solitario navigando da Est verso Ovest contro le correnti e il senso dei venti.

E' il 1978 quando "Surprise", la sua barca, nel tentativo di circumnavigare l'Antartide viene affondata da un'orca o forse da un'onda anomala e naufraga al largo delle isole Falkland. Comincia la deriva su una zattera che durerà 74 giorni con l'amico giornalista Mauro Mancini. Mentre Fogar verrà tratto in salvo per coincidenze fortuite, l'amico perderà la vita.

Una storia dolorosa, che a vent’anni di distanza dal tragico epilogo pesa come un macigno. E la ricorrenza, ricordata da alcuni giornali con ampi servizi, non ha fatto altro che rinfocolare polemiche.

L’amico fraterno Benito Bartolucci, ha scritto a chi ha rivisitato la vicenda con un occhio solo. Ma non ha avuto alcuna soddisfazione.

C’è anche una lettera, lasciata da Mancini e indirizzata all’allora direttore del quotidiano per il quale lavorava, in cui le parole sono chiare: “Siamo stati affondati dalle orche al mattino di giovedì 19 gennaio e ormai da tre settimane vaghiamo per l’Oceano cibandoci di pochi grammi di grasso e bicchierini di acqua piovana. Il disastro non è imputabile a cause umane, ad errori. Ambrogio Fogar è stato un marinaio esemplare e un uomo molto coraggioso”.

Anche Fogar ha scritto, "La Zattera", ottenendo solo il silenzio. E’ chiaro che lì, di fronte a tutti, c’è la morte di Mauro Mancini, il giornalista toscano andato con Fogar.

Dopo questa tragedia, le cose pe Fogar diventarono molto difficili.

Dopo aver trascorso due mesi intensi ed impegnativi in Alaska per imparare a guidare i cani da slitta, Fogar si trasferisce nella zona dell'Himalaia e successivamente in Groenlandia: il suo obiettivo è preparare un viaggio in solitaria, a piedi, per raggiungere il Polo Nord. L'unica compagnia sarà il suo fedele cane Armaduk.

Nella primavera del 1983 anche questa impresa fallì, poichè sfortunatamente il pack su cui Fogar camminava si stava muovendo in direzione opposta a causa delle correnti, con il risultato che per giorni interi, nonostante percorresse parecchi km, la sua posizione non cambiava mai. Era come se si stesse muovendo su un immenso tapis roulant.
Inoltre il pack difronte a lui si spezzò, impedendogli di fatto di proseguire a piedi. Fu costretto allora a chiamare in soccorso un aereo che gli permise di superare la frattura e di arrivare al Polo Nord. Purtroppo, proprio per questo intervento, la sua impresa venne ritenuta fallimentare.

Con una lettera inviata al direttore del “Corriere della Sera”, scritta dal pack il 2 aprile 1983, e fatta pervenire attraverso il pilota dell’aereo, lo informò che non era più “Un uomo e il suo cane al Polo Nord”, bensì “un uomo, il cane e... il suo aereo al Polo Nord”. La lettera venne pubblicata il 25 aprile, una settimana prima dell’arrivo al Polo.

E’ il viaggio più difficile, più terribile che un uomo possa ideare. E’ come scappare tutti i giorni dalle mani della morte camminando su un mare di cristallo che può rompersi proprio lì...

Approdò infine alla televisione. Fu conduttore televisivo, con il fortunato programma d'avventura "Jonathan - dimensione avventura", ed abile divulgatore, mettendo a frutto le proprie capacità di esploratore. Per sette anni Fogar girerà il mondo con la sua troupe, realizzando immagini di rara bellezza e spesso in condizioni di estremo pericolo. Pubblicò sulle pagine del Corriere dei Ragazzi la storia delle sue avventure.

Fogar non poteva non subire l'attrazione e il fascino del deserto: tra le sue avventure successive annovera la partecipazione a tre edizioni della Parigi-Dakar oltre a tre Rally dei Faraoni. E' il 12 settembre 1992 quando durante il raid Parigi-Mosca-Pechino la macchina su cui viaggiava, nel quale componeva un equipaggio con Giacomo Vismara, si capovolge. Mentre il suo compagno esce miracolosamente illeso dall'incidente, Ambrogio Fogar si ritrova con la seconda vertebra cervicale spezzata e il midollo spinale tranciato. L'incidente gli provoca un'immobilità assoluta e permanente, che ha come grave danno conseguente l'impossibilità di respirare autonomamente.
Da quel giorno per Ambrogio Fogar resistere è l'impresa più ardua della sua vita.

Ma anche questa disgrazia non riuscì a domare il suo spirito d'avventura: nel 1997, su una sedia a rotelle basculante, partecipò al giro d'Italia in barca a vela. Non smettendo mai di lottare e non arrendendosi alla malattia disse:«Io resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo...». Fu nominato commendatore della Repubblica Italiana e ha ricevuto la medaglia d'oro al valore marinaro. Morì il 24 agosto 2005 per infarto cardiaco.

Questa è la sigla di Jonathan, Dimensione Avventura





Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ambrogio_Fogar
http://biografie.studenti.it/biografia.htm?BioID=975&biografia=Ambrogio+Fogar
http://www.mariadinazareth.it/Fogar%20Ambrogio/museo.htm

2 commenti:

Demonio Pellegrino ha detto...

fogar era un mio mito da bambino. ho sempre pensato che la sua fine su una sedie a rotelle fosse un drammatico contrappasso per la sua voglia di vita, di muoversi continuamente.

Alessandro Orrù ha detto...

Avevo visto tempo fa un programma sulla vita di Ambrogio Fogar, e non conoscevo tutti i risvolti delle sue "avventure".

Da bambino guardavo il suo programma tv, ero già da allora appassionato di documentari, e poi appresi la notizia del suo incidente di rally. Fu un pò tralasciato dai media fino alla sua morte.

Devo riconoscere che è stato un personaggio davvero particolare e temerario. Ha avuto una forza di volontà paragonabile solo a quella di Alex Zanardi, un altro uomo da ammirare.

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